Non c’è ruolo più elevato del discepolo quando tale ruolo ha come conduttore la Luce Vera.

"Venne nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo", dice Giovanni, presentando Gesù quale Luce che illumina e che dà vita ad ogni cosa. "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto".

"A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio": a quelli che credono nel Suo Nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati".

Nasce il discepolo di Gesù dal riconoscimento della Sua Persona quale Verbo che si fa Carne ed in tale riconoscimento la figura del seguace di Cristo acquista la nuova natura di Figlio di Dio.

C’è una totale metamorfosi, che non ha solo una forma, bensì una vera sostanza. Acquista il discepolo in questa nuova identità un modo nuovo che lo porta ad essere proveniente non più dalla creazione antica, ove Adamo è creatura di Dio, bensì da una nuova creazione, ove quell’Adamo antico viene rigenerato nel Suo Spirito.

 

Non da carne e sangue corruttibile il discepolo esprime la sua vita in Cristo, bensì da carne e sangue rivestita di Spirito Nuovo. Ha quindi il discepolo, nella sua totale rigenerazione, una nuova appartenenza che non lo identifica più come creatura della terra, bensì creatura del cielo.

E’ il discepolo sulla terra, ma non della terra e la sua patria è quella ove la Luce Vera, Cristo, regna. Nei cieli il discepolo occupa lo spazio a lui preparato da Gesù stesso, che gli garantisce un posto. "Vado a prepararvi un posto", dice il Divin Maestro e nel Suo Annunzio il discepolo sa da dove è venuto e dove andrà.

Da uomo mortale, incapace di possedere la vita eterna, diviene eterno grazie all’opera che Colui che lo ha scelto ha compiuto. Rigenerato dall’Alto con lo Spirito Nuovo, il discepolo segue il suo Maestro e ne conosce ogni momento da Lui vissuto.

Sa che la Sua Vita vive per redimere, perdonare, salvare ed in tale programma eseguito totalmente da Gesù, lui, il discepolo, ne è beneficiario. Riconosce che la sua vita è stata premiata da Dio, nonostante fosse un peccatore e, con la forza della Misericordia, diviene debitore eterno di Dio che salva.

Gesù chiede, in cambio di tanta ricchezza, che il discepolo si esprima con la testimonianza alla Luce. Sa il discepolo che, seguendo la Luce del mondo, non avrebbe camminato nelle tenebre, ma avrebbe avuto la Luce della vita.

Porta il discepolo la duplice affermazione ove Gesù viene riconosciuto e proclamato in verità il Figlio di Dio e loro, nella totale appartenenza a Lui, il sale della vita.

Sapore di Paradiso è il gusto nuovo della missione discepolare, gusto che dovrà raggiungere ogni confine della terra per regalare l’anno di grazia ove ogni uomo può usufruire e godere della adozione a figlio di Dio in Cristo Gesù.

E’ un compito che dà onore a quell’Adamo antico la testimonianza alla Luce ed il vanto che il discepolo annunzia porta a coloro che lo ascoltano la freschezza che non c’è passività nel loro operato, non c’è staticità, non c’è tiepidezza, bensì gioia ed entusiasmo che riempie il cuore fino a farlo battere all’unisono con Dio.

"Vieni …", dice Gesù, "… ti farò pescatore di uomini!".

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