Dice l’Apostolo Paolo nella lettera ai Galati: "Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me". Quale suono dolce e quale altezza senza cielo raggiungono tali parole che, tradotte nella gioia del cuore, sanno di vittoria! Quell’uomo che ha una propria identità; che manifesta una chiara volontà; che vive una propria vita, nell’Apostolo muore per essere Cristo e solo Cristo.

E’, essa esclamazione, una riflessione o vuole essere un invito a partecipare alla gara più pazza ma più inebriante di qualunque altra competizione?

Si parte con un solo programma: morire per vivere! Lasciare te stesso per essere quel Lui Onnipotente che consuma per rigenerare la nuova cellula vivente.

Si parte dalla Scrittura, Sacra per contenuto; Sacra per il ricco premio in essa promesso e mantenuto; Sacra perché volontà esplicita di Dio, scritta per noi uomini e con essa Scrittura si giunge alla méta. E’ un gioco d’amore doloroso che cela nel dolore la vittoria e l’inno alla vita Eterna.

Nell’epoca dell’assopimento delle genti, dove il grido Apostolico non giunge e le sue onde travolgenti non ti prendono, nulla rimane di più che stabile, immobile, paziente, testarda e servizievole della parola di Dio.

In Essa il sonno dei morti "viventi" è controllato e nelle sue lettere si legge l’attesa del "risveglio" dell’amato; La Scrittura sussurra all’anima di svegliarsi dalle tenebre dell’ignoranza e di aprire gli occhi quel tanto necessario per fissare lo sguardo fra quelle righe. Righe che si aprono per raccogliere le membra stanche di chi non ha mai ricevuto il Sublime Ristoro che da essa fuoriesce.

Svegliati, anima che dormi senza sapere che le tenebre avvolgono il tuo sonno e che i giochi illusori della non conoscenza ti lasciano intravedere quelle cose fantasiose e perse del mondo che non è! Svegliati dal sonno glaciale delle tue membra; svegliati, è l’alba; c’è la Luce, quella che illumina e riscalda i tuoi nuovi orizzonti!

La Vita è Scritta e la Sua Sacralità è il premio che puoi gustare solo se vivi ciò che è in essa INCISO.

Leggi le Parole di Vita che ti portano nel buio della tua ignoranza e riemergi con essa nel trono della conoscenza.

Muori e risorgi.

Come il giorno si apre dopo le fitte tenebre della notte, perché pensare che la Scrittura, Sacra e Solenne, non sia sufficiente a dare la vita? Gesù è con essa che ha vinto Satana nel Deserto. Lui, il Verbo incarnato, parla solo per citare ciò che è scritto. La Potenza, quindi, dello Scritto Sacro di Dio risolve l'intreccio che il Nemico crea, confondendo le menti che non sanno dove attingere l’acqua della vita per poter competere e vincere la morte. Dice Gesù alla donna Samaritana che, con la sua acqua, avrebbe avuto ancora sete ma che, se lei avesse attinto all’Acqua della Vita, essa non avrebbe avuto mai più sete.

E’ la Scrittura quell’acqua che vince la morte di chi non conosce Dio quale Padre, Gesù quale Figlio e lo Spirito quale Potenza.

In Essa, quel Dio che tutto può ma che rimane inafferrabile all’uomo proprio perché è troppo "tanto" per lui, così piccolo, diviene nella Sacralità di Dio che Scrive una sola parola: Amore, Amore scritto a caratteri umani, terreni, leggibili e trasferibili da mente a mente, da bocca a bocca, da cuore a cuore. Il Sacro di Dio nella sua Scrittura si tramanda ed è inalterabile nei tempi perché mantiene il premio costante in ogni sfumatura; il passaggio dalla morte alla vita. La moda dei tempi non può sopprimere la Verità che nella Sacralità e non è testamentaria con la sola promessa ma che è Creazione della nuova Immagine.

Essa, Verità, trasforma e crea l’uomo nuovo, lasciando morire quello vecchio che non fa altro che constatare la sua nuova identità, esclamando: "Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me!".

L’io dell’uomo vecchio che si è consumato per essere una ed una sola cosa con l’unico Uomo che non conosce più morte perché ha vinto la morte, Cristo. Non è un gioco illusorio per bambini da intrattenere ma è Serietà di Parola per Adulti che vogliono risorgere. Da bambini si può credere alle fiabe che svaniscono nel nulla della loro realtà ma, da grandi, la vita è così presente nella sua catena affannosa e dolorosa dei giorni da portare fino in fondo, all’ultimo traguardo, che si ha la necessità di voler la certezza della Resurrezione in mezzo a tanto dolore. Non c’è essere vivente che può dare questo se non Colui che attesta di essere la Vita: Cristo. E Cristo è la Scrittura!

Quel Verbo (Parola), che si è fatto Carne, la rende ancora più Sacra con la Sua testimonianza diretta, lasciando di essa ogni lettera al suo posto fino a non mutare neanche una virgola in essa tracciata. Ciò che è scritto rimane ed in esso l’uomo si ritrova fino a riconoscersi e riconoscere Colui il quale è l’Autore supremo di tutte le Cose. Così, inizia il Parlare di Dio, proprio con la Sua presentazione quale Autore di tutte le Cose e noi, nella Sua Opera, prendiamo forma. Quella vita, creata dalla Vita del Dio Vivente, deve ritrovarsi e Gesù invita l'umanità ad entrare in Lui per morire in Lui ed in Lui risorgere.

Invita l'umanità a seguire il Suo Spirito, Spirito di Verità che conosce lo Scritto di Dio e che sa ammaestrare in quella Verità che è già maturazione dei tempi. In lui, Maestro assoluto, i sigilli dei nostri tempi che muoiono si sciolgono per farci penetrare nelle parole della vita di Resurrezione. Vita di Resurrezione per chi, morto con Cristo ed il Suo vangelo, ritrova la Sacralità della Sua appartenenza che lo fa essere capace di parlare con il Suo Creatore nell'abbraccio di chi non può dire altro che: "Abbà, Padre!".

E' l'inizio della felicità eterna il grido: Abbà, Padre! ed in tale inizio i figli di Dio riconoscono commossi la fedeltà di amore di Colui che non ha mai lasciato la sua creazione se non per essere con essa più ricco di quella gioia che sa di Paradiso.

(Alba Di Spirito)

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