L’Apostolo che conduce le Pecore ha un solo Pascolo dove farle riposare e nutrire: il Pascolo della Parola di Dio.

Lui, il Pastore, non può portare il suo gregge altrove perché, per le sue pecore, non esiste altro nutrimento capace di renderle forti, sagge ed autonome.

Il nutrimento spirituale agisce su ogni parte dell’uomo, e, quale pecora di Dio, viene trasformata in operaia dal servizio inutile. Perde il gregge dell’Apostolo la propria natura e diviene mansueto nella flessibilità dell’Insegnamento Divino. Ogni parola che esce dalla bocca di Dio è elasticità che si acquisisce e che fa mutare la durezza che caratterizza la natura umana.

Gesù parla di "dura cervice" e di "durezza di cuore"; addirittura dice che avrebbe trasformato il cuore di pietra in cuore di carne. Tutto questo Lui, il Pastore e gli Apostoli per Lui lo realizza nei suoi Pascoli. In essi i Comandi prendono voce ed azione nel Pastore stesso e da Lui le Sue pecore ne traggono il beneficio della possibile realizzazione.

Come il fiume non può esistere senza essere acqua, così, l’uomo non può gridare "Abbà" Padre, senza che l’urlo non venga emesso dal Pastore stesso.

E’ nella realizzazione ed adempimento delle Scritture che tale URLO fu emesso e da esso il belare umano diventerà parlare divino.

Tutto nella completezza della Parola di Dio che ha raggiunto il massimo compimento quando le pecore disperse della casa di Israele ricevono il dono della Venuta del Paraclito. Paraclito che si annunzia nella Carne di un Uomo che viene dall’Alto e che avrebbe abitato in mezzo agli uomini soli e privi di forza divina. Paraclito che realizza, in quell’Uomo chiamato Gesù, il Progetto di Salvezza, ed in Lui dà piena soddisfazione.

Lui, l’Energia massima del Dio Vivente, si fa Carne e viene ad abitare in mezzo a noi. L’umanità ha così il Suo Pastore e quelle pecore, che di divino non posseggono nulla se non il Privilegio di essere state create, possono urlare al miracolo che dalla Creazione finiscono i tempi di ogni tempo finito e divengono parte dell’immensa vita che non ha più spazio ne confini.

La corsa non ha più la meta che porta la parola "fine", ma nella nascita c’è solo ed unicamente la Vita. Nascita che non appartiene più alla Creazione finita bensì alla nuova condizione, quella di essere creature nuove nello Spirito nuovo.

Si rinasce, quindi, non più dalla terra e nel grembo materno, bensì dall’Alto, da quella Acqua sorgente di Vita e da quello Spirito autore di forza, prima creatrice e, poi, generatrice. L’uomo viene così rigenerato nella e dalla stessa forza che conduce da sempre ogni creato e vive in esso le meraviglie del Dio di tutti i tempi. Tutto questo le pecore del Dio Vivente lo vivono e lo gustano fino ad essere 1 ed 1 cosa sola con il loro Pastore. Dice Gesù: "Farete cose più grandi di me!".

E’ il Pastore che Parla, quindi, dà alle sue pecore Se Stesso ed ogni realizzazione che da Lui si deve verificare.

Sono le Sue pecore la Sua Immagine ed essendo tante, in virtù della Promessa fatta ad Abramo circa la Sua Discendenza, ogni pecora porta con sé molto frutto.

La Parola raccoglie, così, i dispersi e la casa di Israele smarrita diviene nuovamente la Casa di Dio ritrovata.

Il Popolo di Dio, che non conosce Dio, si sente chiamare: "Popolo mio" ed è garanzia che a tale affermazione la risposta unanime del gregge sarà: "Mio Dio!".

Dio ritrova il Suo Popolo e il Suo Popolo ritrova il Suo Dio. Si abbattono, così, gli idoli che separano la creatura dal Creatore e il Regno della verità ritrova la sua Pienezza.

E’ in essa Verità che i tempi si concludono ed in essa Verità i pascoli erbosi si rivestono dei colori capaci di far mangiare ogni pecora secondo il suo appetito.

E’ questa la forza della Scrittura quale pascolo perfetto di Dio. In essa ogni parola si lascia mangiare ed il Suo effetto si realizza secondo la creatura e la sua capacità di vita in quel momento. E’ un Pascolo che sa aspettare i tempi della crescita; ciò che è necessario e vitale è entrare nel recinto delle Pecore di Dio.

L’urlo degli Apostoli è chiaro; in essi è Cristo e solo Cristo il portatore di Vita eterna e la Chiamata ad entrare nella Sua Chiesa è solo l’invito ad essere non più pecore disperse bensì Gregge Divino. Dice Gesù: "Andate e battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"; nel nome, cioè, della Pienezza di tutto Dio che non ha più nulla da Dire perché proprio nel Suo Battesimo si è rivelato così come è.

Nella nuova libertà dei figli di Dio ogni ginocchio si pieghi ed ogni cuore esulti nella speranza che la Parola di Dio è per noi la forza che ci rende una ed una sola cosa con il nostro Creatore Salvatore Gesù Cristo!

In Lui ogni onore e gloria.

(Alba Di Spirito)

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