Dice Gesù: "Senza di me non potete far nulla" e chiarisce, con questa frase, il rapporto fra l’uomo e Dio.

Tale rapporto è unito dalla dipendenza dell’uomo a Dio perché Dio è colui il quale muove l’accertata immobilità dell’uomo. Anche se nella sua sfera la creatura umana ha una propria vita ed una propria autonomia, essa è legata solo alla consistenza della stessa natura umana. Come le piante hanno una loro caratteristica di vita ed un loro ciclo biologico, così gli animali e tutti i regni visibili, anche l’uomo, nella fattispecie di creatura del creato, ha la sua realtà ed identità.

Appartiene l’uomo al "genere" umano e la sua limitatezza sta proprio nel genere di appartenenza.

Come le piante non possono correre e volare, così l’uomo non può uscire dal limite della propria forza vitale. Per essere quel di più che Dio gli annunzia , cioè FIGLIO DI DIO, necessita l’intervento di Dio stesso nella straordinarietà di Dio fatto Uomo.

Il Dio Creatore, che fa piovere sui buoni e sui cattivi e che dà alla sua creazione ogni sostanza per far regnare ogni specie, è anche il Dio di quegli uomini creati ma che escono dalla stessa creazione per essere una Nuova Creazione e, pertanto, una Nuova Creatura con nuove caratteristiche di vita. Rimane sulla terra la sua specie che lascia il segno di creatura di Dio per essere Figlia di Dio, ma non è più della terra. Il suo pensiero non è più quello degli altri simili a lei; le sue parole non sono più le parole degli altri come lei; le sue azioni non sono più le azioni degli altri. E’ nuovo, praticamente, l’uomo che è entrato nella sfera della nuova umanità.

L’origine di tale epoca e di tale possibilità per gli uomini risale a 2000 anni fa circa, con la nascita del MESSIA.

La buona Novella dice agli uomini creati da Dio di essere stati da Dio stesso amati al di sopra della loro natura e dei loro comportamenti, fino ad essere invitati ad entrare nel regno dove il confine dell’umano si apre per essere nel territorio dell’oltre materia. La nuova terra, la Gerusalemme che porta di nuovo un modo di vivere diverso da quello della terra e che ha come caratteristica un nome che precede ogni nome: AMORE.

La buona Novella ci invita ad entrare nel Regno Amore per essere specie nuova di un mondo nuovo. Perciò siamo sulla terra, noi creature mortali, ma non siamo della terra perché si è aperta la porta che ci invita a lasciare il regno della vecchia creazione per entrare nella Nuova Creazione.

Ma, se non si individua la porta, altre entrate per quel Regno non ce ne sono. E Gesù è stato chiaro, dicendo: "Io sono la Porta chi non passa attraverso me non entrerà nel Regno dei Cieli". Il modo, perciò, di essere nel Regno dei Cieli è quello di individuare la Porta e ad essa bussare perché, senza di essa, non si può sapere o fare nulla. Dice ancora Gesù: "Bussate e vi sarà aperto" e dopo ancora: "Chiedete e vi sarà dato".

Ecco la dipendenza dell’uomo a Dio e la sua nuova nascita. Essa è legata all’addio al suo passato di genere umano, libero nella sua natura ad essere umano ed a vincolarsi al Divino che la invita a seguirlo senza più quella libertà che in realtà fa di lei una creatura imprigionata alla sua stessa natura.

E’ scritto: "la Verità vi fa liberi".

E’ semplice che tale libertà è condizionata alla umiltà di riconoscimento verso Colui il quale Regna oltre confine perché Lui, il Sovrano dei Regni, è sceso fino a questa umanità per liberarla dal laccio della sua natura.

Lui, il Re, conosce la Via che conduce alla nuova condizione e che fa perdere quel peso che affossa l’uomo e non lo fa volare.

Per questo Giovanni, nel Prologo, dice che tutti coloro che Lo riconoscono sulla terra essi saranno chiamati figli di Dio ed essi erediteranno la terra per essere liberi di lasciarla al destino della sua natura.

Deve elevarsi, l’uomo, allo sguardo di Dio che esorta a lasciare le stagioni umane ed essere nel tempo infinito. E’ un dono per noi, piccoli e deboli vermiciattoli della terra, che nel governo delle nostre miserie, ci illudiamo di essere grandi e ricchi. La verità, quella amara della sconfitta di ogni vita che conduce alla morte, non la si vuole accettare e la si rimanda, illudendoci che essa è ormai scontata per ogni uomo.

Gesù, la Resurrezione, ci corregge e ci fa vedere la nostra morte non più quale certezza della fine della nostra vita ma quale passaggio per entrare definitivamente nell’eterno di noi stessi. Lui è l’esempio di tale passaggio; Lui, che ha attraversato il buio della fine, si è poi rivelato Risorto a tale fine e integro, sia nella natura umana che in quella Divina.

Se Lui, che è il Figlio di Dio, ha potuto questo, per tutti coloro che saranno chiamati Figli di Dio può accadere una sorte diversa?

"Chi ha orecchie per intendere intenda" è scritto e tale intendimento sia certezza perché non c’è matematica più perfetta se non la Parola di Dio che si rivela e si annuncia per il lieto fine.

In essa ogni dubbio si dissolve se ad essa ci si sottomette con ascolto umile e grato a Colui che Parla.

Dice Gesù che molti profeti avrebbero voluto ascoltare il Suo Parlare, ma non è stato loro concesso; a Noi, umanità senza dono delle profezie, il Suo Parlare è giunto senza condizione ma che esso non sia di scandalo e di incredulità per non essere come la Scrittura dice: "Sarebbe stato meglio per loro non aver mai ascoltato le MIE PAROLE".

Degni di essere capaci di ascolto, entriamo nella Grazia della donazione, rivolgendosi a Dio con la stessa preghiera che Maria con la Sua Umiltà rivolse: "l’anima nostra magnifica il Signore ed il nostro Spirito esulta in Dio nostro salvatore perché ha guardato l’umiltà delle nostre coscienze…"

A Dio ogni amore e gloria.

Alba Di Spirito

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