C’è sempre un mezzo che provoca e produce Morte. Anche una semplice maglietta, innocua e protettiva, diviene motivo di spargimento di sangue e di dolore se la si indossa per ottenere lacrime.
E’ il fine ultimo che fa delle azioni un bene comune o un male comune. L’offesa è sempre male, anche la "migliore" nelle migliori intenzioni, perché l’offesa tocca l’altro, provocando gesti più o meno prevedibili.
Basta un piccolo fiammifero per far saltare un intero edificio se quell’edificio è saturo di gas.
Dall’una e dall’altra parte c’è la pienezza mortale nella consapevolezza che certamente l’urto sarà visibile.
Vivere per poter generare reazioni non è certo la via per essere utili, né a se stessi, né all’intera società.
Vivere, invece, per incontrare l’altro proponendo il proprio disagio, vuol dire dichiararsi amico dell’altro.
Non sempre ci si incontra per festeggiare, ci si incontra anche per correggersi. La correzione fraterna è la Via che Gesù indica quando l’altro genera disagio e malumori. Lei, la Sapienza, dice che è Benedetto il figlio che viene corretto dal Padre e sempre Lei, la Sapienza, conduce per questa Sua Via ogni equivoco provocato volontariamente o meno.
Sia nella Fede Cristiana che in quella Musulmana la correzione è saggezza che viene da Dio. Se Dio apre la Sua Via con la Porta della Misericordia, la correzione che indica porta con sé misericordia ed induce al perdono.
Non c’è errore che non possa essere corretto e cancellato davanti a Dio e siccome nessun uomo mortale è senza errore, tutti gli uomini possono essere dalla Sua Legge accusati e giustificati.
Il dialogo nella Fede genera costruzione ed edifica proprio con il mezzo della discordia; il litigio nella giustizia umana genera accusa e condanna dalla quale non c’è ritorno.
Gesù viene chiamato ad essere giudice fra due fratelli che dovevano spartirsi l’eredità prima di andare in tribunale. Lui consiglia, quale Figlio di Dio, di non salire le scale della giustizia umana perché certamente la stessa si sarebbe vendicata su di loro. Indica la via del saper "anche" perdere una battaglia per vincere tutte le guerre che il mondo propone.
L’offesa che reciprocamente si invia per essere chiari nell’inimicizia è quel boomerang che parte solo con lo scopo di tornare pieno dell’odio altrui e della morte propria. C’è morte per ambedue se quel boomerang non viene fermato lungo la sua corsa.
Il grido della Saggezza è chiaro nel dichiarare che il saggio è colui che sa perdere pur di non perdere la propria vita nella inutile battaglia della sconfitta divina.
E’ vittoria operare seguendo il consiglio di Colui che guida gli uomini nel sentiero della tollerabilità e della "giustificazione" per incapacità di intendere la gravità dei gesti ed è vittoria certa quella stretta di mano che anche nell’impossibile degli eventi la si può ottenere, guardando il Cielo del nostro Dio che ci chiama ad una nuova alba di vita e di rispetto.
Si può sempre ricominciare e rinascere a nuova vita, basta valutarne la ricchezza e la gioia che nell’animo genera.
Vivere bene non è vivere sempre senza alcun problema, ma vivere bene vuol dire saper tornare indietro e con umiltà riconoscersi uomini fragili e fortemente immaturi.
Alba Di Spirito