Come dimenticare che, nelle fondamenta della Chiesa, Agostino mantiene il peso di tutta una umanità fragile e peccatrice? Su di Lui ogni uomo che vive nella propria carnalità trova il compagno di sventura e di avventura umana.
Sembra quasi che, se non fosse mai esistito, l’esigenza stessa della fragilità umana lo avrebbe scolpito fra le mura dell’eterno edificio della Casa del Padre.
Non poteva e non doveva mancare il prodigo che, fra un’onda e l’altra, naviga nel mare dei piaceri carnali e della ricerca di quella ricchezza che non sa neanche di possedere.

Comunque, è certamente benefica la vita di questo “impossibile” umano per ogni impossibile che in Lui si rispecchia per trovare la speranza certa del mutamento in “Stella Divina”.
Raccoglie sulla Sua Persona ogni genere di debolezze che dai comandi della Legge non sfuggono quali colpe ed emana da quella medesima persona il divenire della Santità.
Piacevolmente, l’uomo del dopo Agostino trova il suo complice nel compagno d’avventura umana e, verosimilmente, in Lui scopre la forza del giogo Divino che non lascia spazio per alcun genere di mancanza pur di portare la pecorella oltre il recinto della sconfitta che viene dal peccato.
Scende su Agostino la Grazia, che non può non essere accolta da un terreno così traumatizzato dalla vita.
Su di Lui, il terremoto dell’esistenza lo ha reso talmente bisognoso di quiete che, trovando Dio nella Pace del profondo del suo animo, a Lui si abbandona.
Come il naufrago, spinto dall’onda dopo tante tempeste, tocca la riva, così Agostino trova la Sua terra e su di essa abbandona le sue stanche membra.
Si lascia svuotare degli anni che hanno fatto di Lui il “cantore” senza voce e si riempie del Suo Dio. Lo scopre in quel Pieno di Luce e su di Lui punta tutta la Sua Nuova Vita.
Sa di aver perso molto non trovando prima della sua “matura” età l’Amato del Suo cuore ma, con impeto e con fuoco di chi ha trovato la perla preziosa, sa esclamare: “Tardi T’amai”!
Non c’è in Lui più alcuna fessura che possa far uscire il Suo Sposo Divino e trascorre ciò che gli resta della Sua esistenza a contemplarLo nella Sede dove Lui ha posto il Suo trono.
E’ all’interno di Se stesso che Agostino racchiude il Suo Dio e si meraviglia del suo lungo viaggio alla ricerca di Colui che in Lui è sempre stato.
Come un bimbo scintilla nel suo sguardo alla vista della mamma, così Agostino s’illumina nel parlare di Lui, nel godere di Lui, nel vivere di Lui che fa di lui il grande, piccolo, eterno uomo dal quale ogni essere trova la forza di incominciare e di ricominciare la via della Perfezione.

Alba Di Spirito

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