Nella tristezza del momento, così violento e cupo in ogni parte della terra, Francesco corre in aiuto dei suoi fratelli con quella presenza che non conosce la parola FINE.

Ricco, e spogliato delle sue ricchezze, si mostra al mondo in questa metamorfosi volontaria di stato. Tiene fra le sue mani questa sua vita che si sposta per toccare i due estremi che della terra sono i punti dai quali dipende il suo equilibrio.

Lui, Francesco, fa trasparire che sulla Sua Persona tali poli – vissuti nella coscienza piena dell’uno ricco che va per essere l’altro, povero – non hanno spezzato l’uomo, bensì lo hanno reso persona.

Definire Francesco persona, vuol dire realizzarlo in ciò che ha mostrato di essere. Il ricco pensa che il povero sia l’altro ed il povero crede che il ricco sia molto lontano da lui. Non è così! In ogni creatura c’è sia l’uno che l’altro, ciò che conta è realizzare colui che nel presente ancora manca.

Il ricco Francesco si è spogliato per incontrare il povero Francesco ed il povero Francesco rimane nella sua nuova condizione perché gli offre più dell’altra.

Invita, il fraticello d’Assisi, ogni uomo a spogliarsi per ritrovare il piacere di tale passaggio senza questo essere necessariamente vincolante alla povertà assoluta. Francesco, quale poverello d’Assisi, non rigetta chi ha più di lui, ma va e chiede. Sorride quando la mano che tende lo esaudisce nella richiesta e sorride e ringrazia quando questo non accade.

Non c’è in Lui il messaggio di chi ghettizza la società puntando il dito in chi ha di più, ma invita con la sua mano tesa a vincere la staticità della chiusura verso l’altro, garantendo così, con la Sua figura la vittoria certa.

“Beati i poveri perché di essi è il regno dei cieli!”. Così dice il Suo Maestro Gesù che vive il nulla della terra raccogliendo, però, ogni aspetto in essa esistente. Mangia con chi offre il cibo e digiuna con chi non l’ha. Chiede, Gesù, la condivisione degli stati e Lui si pone al centro per essere il cuscinetto protettore di chi ancora non sa accarezzare e capire.

Francesco vive come Gesù tutto questo nella semplicità delle Sue parole. “Pace e bene!” è il Suo saluto e quello del Suo Maestro. Quella pace e quel bene rivolto a chiunque gli si fosse presentato lungo la via.

Siamo viandanti in cerca di emozioni soprannaturali e Francesco consiglia con la Sua Vita di aprire il Vangelo e di tuffarvisi senza riserve, dimostrando che in esso e nella Sua Sostanza quelle parole hanno un contenuto di vita vera.

E’ scritto che colui che fa molte elemosine ottiene la remissione di molti peccati. Chiedendo Francesco l’elemosina, in virtù di tale verità, usa se stesso quale bersaglio per aiutare l’umanità ad allungare il braccio verso l’altro.

E’ quel bene che augura con il saluto che offre in cambio, perché il risultato di tale azione è sì grande che merita essere vissuto. Si vede nella chiarezza che la nuova condizione di benessere scambievole porta anche al nuovo stato, che fa passare la creatura dalla angoscia ed agonia di guerra, a quella della pace.

Offrirsi è la parola d’ordine del fraticello d’Assisi con lo scambio di ciò che si possiede per giungere fino all’altro senza temere di essere spogliati perché l’uomo che entra in tale luce, è servito dalla Verità che lo riveste di nuove ricchezze che non conoscono la parola FINE.

Non tramonterà mai il messaggio vivente di Francesco e tutti coloro che accoglieranno il Suo semplice invito potranno essere altri Francesco che, anche se mai conosciuti dal mondo, sono conosciuti da Colui che sa di ciascuno ogni capello che ha sul capo.

E’ semplice tutto ciò che Francesco fa e semplice è la Sua Preghiera, che accogliamo quale ammaestramento di vita da vivere, seguendo le orme del “PAZZERELLO” ricco della massima sapienza: Francesco!

Oh Signore, fa di me uno strumento della tua Pace:

Dove è odio, fa ch’io porti l’Amore.

Dove è offesa, ch’io porti il Perdono.

Dove è discordia, ch’io porti l’Unione.

Dove è dubbio, ch’io porti la Fede.

Dove è errore, ch’io porti la Verità.

Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza.

Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia.

Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.

Oh Maestro, fa ch’io non cerchi tanto:

Essere consolato, quanto consolare.

Essere compreso, quanto comprendere.

Essere amato, quanto amare.

Poiché:

Si è: Dando, che si riceve;

Perdonando, che si è perdonati;

Morendo che si risuscita a vita eterna.

S. Francesco

Alba Di Spirito

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